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Buon compleanno a Sua Santità il XIV Dalai Lama
6 Luglio 2016- 19:00.21:00

Siamo felici di festeggiare gli 81 anni del Dalai Lama:
Alle ore 19.00 ci vediamo al Centro, per una pratica di buon auspicio dedicata a Sua Santità.
Sua Santità il XIV Dalai Lama, Tenzin Gyatso, è il leader spirituale del Tibet. Nato con il nome di Dhondup Lhamo il 6 luglio 1935, da una famiglia contadina, in un piccolo borgo dell’Amdo (Tibet nord-orientale), all’età di due anni è stato riconosciuto come la reincarnazione del suo predecessore. Si ritiene infatti che i Dalai Lama siano manifestazioni di Avalokiteshvara, il Buddha della Compassione e patrono del Tibet.
Dall’età di sei fino ai ventitré anni ha ricevuto un’educazione monastica, studiando con i principali Maestri tibetani contemporanei, fino a conseguire a pieni voti il titolo di Gheshe Lharampa, equivalente a un dottorato di filosofia buddhista.
Prima ancora di terminare i suoi studi, a causa del precipitare della situazione politica – con l’invasione cinese del Tibet nel 1949 – venne chiamato giovanissimo ad assumere i pieni poteri, nel 1950. Dopo aver cercato inutilmente un soluzione pacifica alla situazione, con colloqui con i principali leader cinesi, nel 1959, in seguito alla brutale repressione della rivolta di Lhasa, fu costretto a fuggire in India.
Da allora, vive a Dharamsala, cittadina del nord dell’India, dove si trova anche la sede delle principali istituzioni tibetane in esilio. Da qui non ha mai cessato di adoperarsi per il bene del suo popolo, sia aiutando con ogni mezzo i profughi sia cercando di far valere – sempre tramite il dialogo e la non violenza – i diritti umani in Tibet e di preservare l’integrità della cultura e della società tibetana. Le sue richieste sono sintetizzate nel Piano di pace in cinque punti, presentato nel 1987 al Congresso degli Stati Uniti e l’anno successivo al Parlamento europeo, nel quale si propone la trasformazione di tutto il Tibet in una zona di pace, l’abbandono della politica di trasferimento di massa della popolazione cinese che minaccia l’esistenza stessa dei tibetani come popolo, il rispetto dei diritti umani fondamentali del popolo tibetano e delle libertà democratiche, il restauro e la tutela dell’ambiente naturale del Tibet con l’abbandono della produzione di armi nucleari e lo scarico delle scorie nucleari, l’inizio di seri negoziati sul futuro status del Tibet e sulle relazioni tra il popolo tibetano e quello cinese.
Si è sempre opposto all’uso della violenza. Fautore di una più estesa comprensione tra i popoli e le religioni, sin dal 1967 ha incontrato numerosi capi di stato, leader politici e religiosi.
Come leader del suo popolo, ha dato vita al processo di democratizzazione, arrivando a abbandonare ogni carica politica, in favore del Governo in esilio democraticamente eletto fra i membri della diaspora tibetana.
Accanto al Suo impegno per la pace e per il Suo popolo, continua a insegnare il Buddhismo e a meditare quotidianamente, per più di cinque ore al giorno.
Sua Santità dà continuamente insegnamenti ai numerosi discepoli sparsi per tutto il mondo. Le sue conferenze e insegnamenti, che non hanno lo scopo di proselitismo, sono autentiche lezioni di vita, pace, tolleranza e compassione, che trasmette con l’unica intenzione di dare il proprio contributo alla pace e alla fratellanza universale. Per questo motivo, attraggono ogni anno sempre più persone da molte parti del mondo.
Tre sono gli impegni principali della sua vita: come essere umano, la promozione di valori come compassione, perdono, tolleranza; come religioso, la promozione dell’armonia e della comprensione tra le maggiori tradizioni religiose del mondo e infine la risoluzione della questione tibetana. Motivato da ciò, promuove e partecipa a incontri interreligiosi, ma anche a confronti con esponenti del mondo scientifico, convinto che scienza e religione non siano in contraddizione, in quanto entrambe alla ricerca della verità per il bene degli esseri.
È autore di numerosi testi sul buddhismo e sul rapporto tra religione, scienza e ambiente. Nel corso della sua vita, il Dalai Lama ha ricevuto numerosissime onorificenze e riconoscimenti per la sua opera, tra cui ricordiamo il premio Nobel per la Pace, nel 1989. È – tra l’altro – cittadino onorario di Roma, Venezia, Torino e altre città italiane.
Un semplice monaco buddista.
Sua Santità spesso ha detto: “Io sono un semplice monaco buddista, né più, né meno”.
Sua Santità vive la vita di un monaco buddista, risiedendo in una piccola abitazione a Dharamsala si alza alle 4 del mattino per meditare, successivamente si occupa della programmazione dei suoi incontri concernenti le questioni amministrative, concede udienze private, impartisce insegnamenti religiosi e presenzia a cerimonie rituali. Conclude la sua giornata con ulteriori preghiere prima del riposo notturno. Nel dichiarare le sue più grandi fonti di ispirazione egli cita spesso i suoi versi preferiti che si trovano negli scritti di un famoso santo buddista dell’ottavo secolo, chiamato Shantideva: “Per quanto a lungo durerà lo spazio e per quanto a lungo resteranno delle creature viventi in esso, fino ad allora anch’io ci sarò per sconfiggere la sofferenza del mondo”.
Al di là dei riconoscimenti ufficiali, Sua Santità si colloca senz’altro fra i personaggi di maggior rilievo della nostra epoca, per la sua straordinaria carica di affetto per ogni essere, per la capacità di tramettere – sempre e in ogni situazione – messaggi costruttivi di tolleranza, pace e dialogo, per lo sforzo costante di superare le barriere e le incomprensioni con il dialogo, per il suo amore per la verità.
Ritiro dalla politica
Il 14 marzo 2011 Sua Santità ha inviato una lettera ai deputati dell’Assemblea del Popolo Tibetano (Parlamento tibetano in esilio) chiedendo loro di devolverlo del suo potere temporale (politico). Secondo la Carta dei tibetani in esilio, Sua Santità era tecnicamente ancora considerato come il capo dello Stato. L’annuncio storico avrebbe portato la fine della autorità spirituale e politica duale del Dalai Lama e tornare alla tradizione precedente dei primi quattro Dalai Lama di essere solo il leader spirituale del Tibet. La leadership democraticamente eletta avrebbe assunto la completa leadership politica formale del Tibet. Il Ganden Phodrang, l’istituzione del Dalai Lama, avrebbe continuato a rimanere intatta.
Il 29 Maggio 2011 Sua Santità ha firmato la legge di trasferimento formale del suo potere temporale al leader democraticamente eletto. Questo ha portato a termine i 368 anni di tradizione del Dalai Lama di essere capo spirituale e temporale del Tibet.
Riconoscimento universale
Sua Santità il Dalai Lama è un uomo di pace. Nel 1989 è stato insignito del Premio Nobel per la Pace per la sua lotta non violenta per la liberazione del Tibet. Egli ha sempre sostenuto le politiche di non-violenza, anche a fronte di estrema aggressività. E ‘diventato anche il primo premio Nobel da riconoscere per la sua preoccupazione per i problemi ambientali globali.
Sua Santità ha viaggiato in più di 67 paesi che abbracciano 6 continenti. Ha ricevuto più di 150 premi, lauree ad honorem, premi, ecc, in riconoscimento del suo messaggio di pace, la non violenza, la comprensione interreligiosa, responsabilità universale e compassione. Ha anche autore o co-autore di oltre 110 libri.
Sua Santità ha tenuto dialoghi con i capi delle diverse religioni ed ha partecipato a numerosi eventi che promuovono l’armonia interreligiosa e comprensione.
Dalla metà degli anni 1980, Sua Santità ha avviato un dialogo con gli scienziati moderni, soprattutto nel campo della psicologia, la neurobiologia, fisica quantistica e la cosmologia. Questo ha portato ad una storica collaborazione tra monaci buddisti e scienziati di fama mondiale nel tentativo di aiutare le persone a realizzare la pace della mente. Questo ha anche portato all’introduzione della scienza moderna nel tradizionale curriculum delle istituzioni monastiche tibetane ri-stabiliti in esilio.
Per ulteriori informazioni sulla vita e l’opera di Sua Santità: www.dalailama.com